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Curarsi bene senza sprechi

di Sara Todaro

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25 Agosto 2008

Fa strano parlare di "low cost" quando in ballo ci sono medicine e malattie. Eppure proprio in questo periodo – vissuto all'insegna dei last minute vacanzieri ma anche dei calcoli sul miglior uso delle risorse pubbliche – il tema è attualissimo.
Sui risparmi farmaceutici e in particolare sui "generici" (cure fuori brevetto, per legge a prezzo inferiore di almeno il 20% rispetto al farmaco di partenza) è in corso una partita destinata ad animare la politica di settore a partire da settembre (vedi a fianco). Il perché è presto detto: se il 2007 si è chiuso con la farmaceutica pubblica sotto controllo e se il primo trimestre del 2008 ha confermato la tendenza al ribasso (-2,1% rispetto all'anno prima), una parte del merito va anche anche al crescente impatto del prezzo di riferimento per i farmaci off patent, ribattezzati per legge "equivalenti", per annullare qualsiasi accezione negativa e facilitarne il decollo.
Nel 2007 il mercato delle cure fuori brevetto ha rappresentato il 23,54% del totale del mercato a valori (23,4% della farmaceutica Ssn, contro il 17,2% del dicembre 2006). Il tutto ovviamente a vantaggio anche dei singoli cittadini che – accettando la sostituzione in farmacia del prodotto di marca prescritto (salvo diversa indicazione del medico) – evitano di pagare il differenziale di prezzo, ovvero spendono semplicemente meno se acquistano di tasca propria un off patent destinato all'automedicazione.
Ovviamente, l'abitudine al consumo di "equivalenti" vede le Regioni in ordine sparso: prima in classifica è la Toscana (27,6% sulla spesa farmaceutica pubblica locale), seguita dall'Emilia Romagna (25,6) e dall'Umbria (25,5%).
Per capire l'importanza di queste cifre bastano pochi confronti listini alla mano: un anticolesterolo tra i più gettonati (simvastatina) in versione equivalente può far risparmiare al Ssn ben 7,27 euro a confezione (35%); un antiacido di grido (omeprazolo) costa fino al 40% in meno (6,21 euro di risparmio a confezione), e via dicendo. E qualche risparmio si realizza anche sui farmaci a totale carico dei cittadini, notoriamente più a buon mercato rispetto alle cure su ricetta: chiedendo "acido acetilsalicilico" invece che "Aspirina" si spende il 20% in meno (86 centesimi di euro a confezione).
Il grosso delle potenzialità di risparmio resta tuttavia nell'ambito della spesa pubblica: attualmente i sistemi sanitari Ue risparmiano già grazie ai "generici" qualcosa come 13 miliardi di euro l'anno, ma i vantaggi maggiori sono attesi dal 2010, quando arriveranno a scadenza i brevetti riferiti a circa il 35% della top line dei prodotti farmaceutici più conosciuti.
Le sole scadenze brevettali maturate nel corso del 2008 potrebbero intanto determinare per il Ssn una minore spesa pari a circa 82 milioni di euro.

Automedicazione
Iscritte di diritto al capitolo low cost anche le cure "fai-da-te" (senza ricetta) – risparmiose per definizione – finite sotto le luci della ribalta con l'avvento delle liberalizzazioni, nel luglio 2006. La scelta di vendere fuori farmacia i medicinali di automedicazione ha portato fortuna soprattutto ai consumatori: nei corner della Gdo (grande distribuzione organizzata) si registra una diminuzione media del 23% del prezzo di vendita al pubblico su tutte le referenze disponibili; le farmacie hanno fissato un prezzo mediamente inferiore del 10% su circa il 30% delle confezioni in commercio.
Ancora poco per l'associazione di consumatori Altroconsumo che proprio a inizio mese ha stilato una classifica dei punti risparmio del settore, mettendo a confronto i prezzi dei 60 farmaci più venduti nei diversi canali distributivi e registrando differenze di prezzo che sui singoli prodotti arrivano anche al 50%. Elemento critico denunciato da Altroconsumo: i corner farmaceutici Gdo sono pochi (circa 200), concentrati soprattutto al Nord e forse frenati dall'esigenza manifestata dai consumatori di avere un farmacista in loco addetto alle vendite.
Esigenza – vale la pena di ricordarlo – prevista dalla legge a tutela del cittadino, per garantirne oltre alle tasche anche le cure. Dispensate con appropriatezza.

Lo scontrino parlante
Infine, anche per chi non vuole avventurarsi proprio nell'arcipelago delle sostituzioni e del "fai-da-te", c'è un'arma risparmio buona per tutti i palati: è lo scontrino parlante battezzato dalla Finanziaria per il 2008 e in pista da gennaio per facilitare la detrazione della spesa per l'acquisto di medicinali dalla dichiarazione dei redditi. Basta allegare gli scontrini completi del codice fiscale (desunto dalla tessera sanitaria magnetica ovvero trascritto a mano dal farmacista) e le relative ricette e il gioco e fatto (e i controlli pure).


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